mercoledì 29 ottobre 2003
lunedì 27 ottobre 2003
domenica 26 ottobre 2003
Già che ci sono ne approfitto per postare un altro paio di gruppi di classificazione per i docenti universitari che mi sono venuti in mente nel frattempo.
Il Paravento: non importa quello che scrive, nè quanto grande lo scrive: lui riesce sempre a mettercisi esattamente davanti mentre scrive la formula successiva, in modo che nessuno possa riuscire a rimanere in pari col procedimento. Il Paravento tende di solito ad essere piuttosto grasso, in modo da esercitare al meglio le sue doti. Il che non vuol dire che individui di corporatura minuta non possano essere appartenenti alla specie del Paravento. La mia prof di calcolo delle probabilità (vedi post del 22 ottobre) supplisce alle carenze fisiche con la pettinatura, per esempio.
Lo Schiacciasassi: lui non fa la pausa. Mai. Di solito insegna materie pallosissime e importantissime, e probabilmente per eccesso di sadomosochismo anche se deve fare lezione per tre ore di fila lui non fa la pausa. Mai. Ci possono essere svenimenti, suppliche, gente che dorme nelle prime file, gente che se ne frega e esce lo stesso, a lui non importa. Perchè lui non fa la pausa. Mai.
mercoledì 22 ottobre 2003
domenica 19 ottobre 2003
martedì 14 ottobre 2003
Mercoledì scorso mi manda un messaggio una mia compagna del liceo che non vedevo dalla maturità, quasi due anni e mezzo, ormai. Toh, chi si risente... vediamo... "ciao è da tanto che non ci vediamo" eh già... troppo tempo "volevo sapere se ti piacerebbe venire alla mia festa di compleanno sabato" figata, sì "a casa della sissi..." oh bene così rivedo anche altra gente! "...a venezia" EH? rileggo "...a venezia". Uhm. Cazzo sì! Però... i miei drammi personali sulle feste di compleanno si rifatto sentire più potenti che mai. Oddio e adesso cosa le prendo? A Venezia... sarà una cosa in grande, come mi vesto? E se poi è pieno di gente che non conosco? E se i miei mi scassano e non mi lasciano andare? Rispondo senza rispondere, in soldoni un "volentieri ma non so, ti farò sapere". Alla fine ho avuto il nullaosta dei miei e ho risolto anche i drammi. Messaggio mio testuale "Serve l'abito scuro o basta che non venga in mutande e va bene tutto?" "Va bene tutto". Meno male. L'unico vestito che ho l'ho messo due volte ed è quello di mio padre, con le maniche che mi arrivano sì e no al gomito... Il regalo... aiuto... Giro disperato di telefonate da cui ottengo consigli contrastanti. Conclusione: boh le comprerò qualcosa a venezia. Il che vuol dire che arrivo a venezia sabato pomeriggio e scartata l'idea di fare un regalo divertente tipo una gondola in plastica dorata mi sono spremuto le meningi e mi sono buttato a pesce sul baraccone dei libri, ovviamente appena fuori dalla stazione. Troppa roba tra cui scegliere, ostia! Le piace? Non le piace? E se poi si offende? Panicopanicopanicopanicooo! Poi ovviamente la conclusione è stata un "vabbè, le prendo qualcosa che piace anche a me così se l'ha già letto o non le piace il genere me lo tengo io". Stefano Benni, "Terra!". L'avevo letto alle medie e mi era piaciuto un casino. Comunque fortunatamente è andato tutto bene, fortunatamente per me non c'è stato nulla di tragicomico di cui narrare. Festa tranquilla, gente simpatica. Tiriamo le 5 di mattina a mangiare bere fumare giocare e qui cominciano le note dolenti. Dormire. Dove? Un divano. In due. E l'altro non era una ragazza. Il che vuol dire dormire in perfetta posizione di L con le gambe giù dal divano. Con gente che al piano di sopra correva su e giù urlando puttanate. Con tutto che LORO il letto ce l'avevano. Vabbè. Tre ore di sonno e risveglio con mal di schiena feroce, risveglio peraltro provocato dalla geniale idea di qualcuno che ha pensato bene di provare la linea telefonica interna facendo squillare il telefono dotato della suoneria più irritante che la storia ricordi. Operazione riordino lenta e faticosa resa possibile da un caffè triplo carpiato fatto in stato di trance catatonica, poi un altro paio d'ore di fattanza comatosa ed è il momento di partire. In treno. Il giorno che c'è sciopero delle ferrovie. Acchiappiamo uno dei treni garantiti, e troviamo pure posto, ma a Vicenza sale la gente che quei posti aveva prenotato. E il treno perdeva tra il quarto d'ora e i venti minuti in ogni stazione. Ci accatastiamo in 9 in uno scompartimento, con gente in posa da cristo in croce appiccicata al finestrino, e arriviamo dopo altre tre ore di fatica immane. E adesso sono qui a scrivere questo messaggio troppo brutto per essere postato con gli occhi che mi si chiudono e la mente che ha chiuso bottega da tempo. E domattina ho lezione. E al pomeriggio il massacrante laboratorio di elettronica. Boh magari alla fine lo posterò davvero. Come anche no. Vedremo.