Entra.
- "Salve" diciamo educatamente.
- [Ci guarda con un mezzo ghigno e un mezzo sorriso]
- "Vuole giocare?" gli dice Max.
- "Va' che non si può giocare a ping pong" dice "è già passato il collega prima a dirmelo. Mettete via tutto"
- "Vabbè ma dai, da fuori nemmeno si sente... non diamo fastidio a nessuno." dico.
- "Non si può giocare a ping pong." dice.
- "Ma perchè? Che fastidio diamo?" dico.
- "Non si può giocare a ping pong." dice.
- "Ma PERCHE'???" insisto.
- "Ho degli ordini da rispettare." dice.
Caduta collettiva di braccia e di maroni e si sbaracca il tutto. Però almeno una scritta "W il ping-pong, // l'autorità costituita!" me la sono concessa, prima di cedere il campo.
La scena si è svolta un'ora fa, ore 17.30 di giovedì 29 aprile 2004 nell'aula GR.0.2 del Politecnico di Milano... una delle sei aule del posto più isolato e meno frequentato del poli, in un'aula abitata solo da noialtri, con porte rinforzate a tenuta stagna, con intorno, sparse qua e là, altre cinque aule uguali in cui erano, forse, sparse a malapena una quindicina di persone. Pare che unire quattro tavoli, montarci una rete e fare due palleggi sia contro il regolamento. La prossima volta proveremo a piazzare due porte in cortile e a scatenare un'accanita partita di calcio a 5.